punto osservativo a Saint Barthelemy

davidem27

stevedet ha scritto:

Beh, ma sembri proprio uno che si trova in Antartide... :lol:

Che io sono nato in riva al mare, auè! :mrgreen:

Vi sblocco un ricordo, semmai l'abbiate letto: viewtopic.php?f=3&t=44271&p=518204&hilit=omino+michelin#p518204

tuvok

yourockets ha scritto:

io il freddo lo sento solo quando smonto. prima no, mai... chissà perchè

bocca mia statti zitta :lol:

stevedet

davidem27 ha scritto:

Vi sblocco un ricordo, semmai l'abbiate letto: viewtopic.php?f=3&t=44271&p=518204&hilit=omino+michelin#p518204

Ho riletto un paio di pagine... Sì il problema di fondo è quello di cui si parlava in quel topic, avere un abbigliamento che tenga caldo ma che faccia anche traspirare. Altrimenti poi si suda, il sudore si ghiaccia e si ottiene l'effetto contrario. Per quanto mi riguarda, il problema principale è sempre stato tenere caldi i piedi, perché quando il freddo arriva lì non se ne va più. E comunque ogni tanto meglio mollare tutto e fare due passi per riattivare la circolazione. Devo però ammettere che situazioni estreme (sottozero) per osservare il cielo non le ho mai vissute, neanche quando ero più motivato di adesso. Mi inchino dunque alla vostra passione.

davidem27

Osservare al gelo non è semplice.
Però si impara.
Gli astrofotografi sono più penalizzati perché, di solito, sono seduti a guardare il monitor.
Chi osserva al telescopio ha, invece, la possibilità di fare avanti e indietro dalle mappe al telescopio e viceversa.

D'inverno mi aiuto con un caffè caldo che, di tanto in tanto, mi preparo al momento.

Anni fa, in dicembre ai 1400 metri d'altezza sugli Appennini, feci due nottate di fila.
La prima a -7°C con un vento forte, teso e continuo.
La seconda a -15°C secca e con calma di vento.

Durante la prima nottata feci fuori l'intero thermos di caffè per tenermi vivo.
Nella seconda fu tutto più facile, nonostante la temperatura (molto) più bassa.

andreaconsole

davidem27 ha scritto:

Ah, non andremmo in montagna a -10°C con 90% di umidità relativa se non ci fosse un "pizzico" di passione (letta anche come "sofferenza") nelle vene.

Allegato:

OperationDob.jpg

Facci l'accento svedese!
Io vado molto fiero del tutone per celle frigo che mi suggerì il mitico Fabio Bocci. Certo, uscire ancor meno quando fa freddo aiuta

davidem27

andreaconsole ha scritto:

Facci l'accento svedese!

Bluesky71

davidem27 ha scritto:

Gli astrofotografi sono più penalizzati perché, di solito, sono seduti a guardare il monitor.
Chi osserva al telescopio ha, invece, la possibilità di fare avanti e indietro dalle mappe al telescopio e viceversa.

Quando ero astrofotografo molto itinerante non passavo certo tutta la nottata fermo a guardare il monitor, ma spesso "facevo quattro passi" per muovermi intorno al punto di osservazione, trovavo la cosa molto utile per combattere la sensazione di freddo (all'Armà spesso facevo avanti e indietro sul tratto di strada che costeggia il famoso "pratone dei milanesi"). Una passeggiata notturna sotto le stelle è sempre un piacere

JohnHardening

stevedet ha scritto:

SPA... Sono andato a cercare: dal latino "salus per aquam" ovvero un centro termale di benessere. Ammetto la mia ignoranza, conoscevo solo l'acronimo di Società per Azioni.

Be, penso che chi possegga la maggioranza di suddette SPA non abbia problemi di freddo e di sonno, quanto meno fanno sicuramente meno fatica del sottoscritto :mrgreen:

Sarà la vecchiaia :facepalm:

yourockets

vi do la buona notizia. Vincenzo è sopravvissuto ed è tornato nelle calde lande della media pianura padana

astronomo pazzo

Bene, ma non avevamo dubbi.

Ora attendiamo bei racconti.

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